martedì 31 dicembre 2013

Alcune foto della Sacra rappresentazione natività nostro Signore

Annunciazione
 
Giuseppe ascolta l'Arcangelo 

    Tentazione di Cefas a Giuseppe


                                                              Maria ed Elisabetta
 
Gli sposi 
 
 
 
Faber 
 
 
DOPO LO SPETTACOLO
 
     L'autore e regista Giulio Biancifiori
 
                                                                                             
                                                                                    
L'assessore alla Cultura Mimma Trotti e Francesca Giurleo



Ringraziamo l'Ing. Giorgio Mattioli che con le sue belle foto,
ha reso   possibile questo post.

venerdì 20 dicembre 2013

Un Babbo Natale carico di ... iniziative.

Il Natale con "La Fucina delle Parole"

Sacra rappresentazione natività nostro Signore
 Domenica 22.12 ore 21,30 Chiesa di San Francesco, Sangemini 
Natale: armoniose essenze     
 Sabato 28.12 ore 21,30      Chiesa di San Francesco, Sangemini                           






Per apprezzare ancor più l'appuntamento del 22 dicembre, riteniamo utile , ripercorrere la storia sulle Sacre Rappresentazioni, ben sintetizzata per questo blog, dalla Prof. Francesca Giurleo

La Sacra Rappresentazione nata verso il X – XI secolo, è un dramma sacro di argomento religioso che costituisce la manifestazione spirituale più originale in quel periodo medievale in cui la Chiesa aveva il ruolo centrale di guida dei popoli; si diffuse dunque in tutta Europa e diventò col tempo strumento di poesia per figure di intellettuali che la portarono ben presto ad affermarsi nell’ambito della letteratura sacra e drammatica.
Il dramma sacro costituì un modo per avvicinare le genti ai misteri della religione e la recitazione ben si adattava a far rivivere le storie di Cristo e dei Santi; era  espressa attraverso il mimo e si recitava sulle piazze e sui sacrati delle chiese soprattutto in occasione di particolari festività religiose,  quali Natale , Pasqua, l’Ascensione, l’Assunzione, quando gli animi venivano coinvolti e presi dalla pietas cristiana alla ricerca della consolazione di Dio, col desiderio di stare  accanto a Lui nel suo dolore per il peccato del mondo.
Presto la recitazione portò sulla scena anche le vite dei Santi, allo scopo di commemorare figure scelte a quell’atteggiamento di delicatezza verso il prossimo, convinti della bontà e del disegno divino.
La rappresentazione si svolgeva sotto forma di dialogo fra attori-giullari che provenivano dal contesto popolano, ben presto però finirono col parteciparvi tutte le classi sociali;  verso il XV secolo prevalsero i membri delle Confraternite e poi nacquero gli attori di professione.
Il linguaggio era il “volgare”, la lingua di tutti, che si mescolava ad alcuni termini di lingua latina; in Francia la rappresentazione sacra si chiamò “jeu”, in Italia “lauda”, che si sviluppò proprio in Umbria e che prevedeva la lettura di “salmi” e “tropi”, questi ultimi erano interpolazioni letterarie musicali effettuate nella parte cantata della Messa.
La lauda era dunque recitata e cantata e la sua fortuna si deve soprattutto alla Confraternita dei Disciplinati che componevano gli inni che poi interpretavano.
Trasmessa dapprima solo oralmente, le laude furono poi affidate a compilazioni scritte e Jacopone da Todi è certamente la personalità più rilevante della letteratura anteriore a Dante.
 
 
Ringraziamo il Comune di Sangemini ed in particolare l'Assessore alla Cultura Mimma Trotti per  la sensibilità, l'impegno  ed il dinamismo  profusi nella realizzazione del ricco calendario di eventi.
 
Venite vi aspettiamo.

venerdì 6 dicembre 2013

Radici

 

Radici

Le radici sono nate...
Si sono incastrate bene nel terreno
e sarà difficile toglierle.
No... Dico sciocchezze!
Sarà impossibile sdradicarle.
Sono radici che dureranno nel tempo,
oltrepasseranno gli ostacoli
per sempre intatte,
senza nessuna ferita.
Radici eterne.
Radici che solo chi vede in fondo alle cose
potrà percepire.
Solo chi vede in fondo alle cose
 

 Di Kasumi Suzumura

 

 

 

 

 


Addio, Nelson Mandela


 
Addio e un incommensurabile grazie per la tua luce e per tutto ciò che
 con essa hai fatto per l’umanità intera.
 
“… E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.”
 
da Meditazione di Nelson Mandela


giovedì 5 dicembre 2013

Christina Georgina Rossetti



MEMENTO MORI

Che miseria il piacere: non egregio,
ma angusto privilegio,
per quanto dolce, breve
come la foglia che cadere deve.
E' gioia che non dura,
limitata misura.
Che delizia il dolore, quando sai
che domani te ne libererai.
Per quanto freddo e oscuro,
ti lascerà in futuro.
Che gusto quel dolore
che l'indomani muore.


MIRAGGIO

La speranza che ho sognato era un sogno,
soltanto un sogno, mi risveglio ora,
sconfortata, esausta e vecchia,
per un sogno.

Appendo la mia arpa a un albero,
un salice piangente in un lago:
lì appendo l’arpa ammutolita, logora e spaccata,
per un sogno.

Sta’ quieto, sta’ quieto, cuore infranto,
cuore silenzioso, stai quieto e spezzati:
la vita e il mondo sono cambiati, ed io stessa,
per un sogno.



UN' ALTRA PRIMAVERA

Se mai vedrò un'altra primavera
non aspetterò i fiori dell'estate:
avrò subito il croco,
il mezereo rosso senza foglie,
i bucaneve venati di gelo e, raffinatezza estrema,
le violette bianche o azzurre,
la primula annidata tra le foglie:
tutto quanto sboccia subito, non tardi.
Se mai vedrò un'altra primavera
ascolterò gli uccelli diurni
che fanno il nido, cantano e si accoppiano,
non aspetterò l'usignolo solitario.
Ascolterò le greggi feconde,
le pecore con i bianchi agnelli,
saprò riconoscere la musica nella grandine
e in ogni vento che soffia.


Se mai vedrò un'altra primavera
pungente commento al mio passato
tutto ridotto a un "se" -
se mai vedrò un'altra primavera
riderò oggi, l'oggi è così breve,
nulla aspetterò:
userò l'oggi che non può durare
sarò contenta oggi e canterò.


Christina Georgina Rossetti


"Chi ha mai visto il vento?
Né io né te. Ma quando gli alberi chinano le loro teste, Il vento li ha attraversati.
"
 
Christina Georgina Rossetti nacque al numero 38 di Charlotte Street (adesso il 105 di Hallam Street) a Londra il 5 dicembre 1830, dopo Dante Gabriel, William Michael e Maria Francesca. I quattro fratelli Rossetti, di cui Christina era e rimase fino alla sua morte la "piccina di casa", erano figli di una coppia formidabile. Il padre, Gabriele Rossetti, era un rifugiato politico italiano (più precisamente era originario di Vasto, in Abruzzo) e la madre, Frances Polidori, era la sorella del leggendario medico ed intimo amico di Lord Byron, John William Polidori. I due coniugi formavano pur nella loro diversità una coppia solida, unita, come loro stessi affermavano, da un destino ostinato ed ineluttabile. La famiglia si sosteneva grazie allo stipendio da professore di Gabriele e dalle traduzioni e dai saggi che entrambi i coniugi riuscivano talvolta a pubblicare, ed affiancando a questa già febbrile attività anche qualche lezione privata.
La loro casa, sempre aperta agli studiosi, ai rivoluzionari, agli artisti, era un vero e proprio crogiolo di cultura, e Christina imparò a raccontare storie ancora prima di sapere parlare bene o scrivere. Come era in uso a quel tempo fu educata in casa dalla madre, ed i libri dai quali apprendere erano i classici, le tematiche religiose, fiabe, leggende e letteratura in generale. Christina amava in particolare Keats e Scott così come i maestri del gotico come la Radcliffe e Lewis. Il perfetto italiano, lingua che li legava al padre e che anche dopo la morte di questi rimase il  "lessico familiare" e l'influenza di personalità come Dante Alighieri, Francesco Petrarca, e la poesia italiana rinascimentale, influenzo fortemente quattro figli come testimonierà, in seguito, la nascita della Confraternita Preraffaellita. La piccola 'Stina (così veniva chiamata da chi le era vicino) crebbe felice in mezzo a tanta cultura, vezzeggiata e coccolata dal padre e dai fratelli, di cui era la prediletta. Intorno al 1840 la famiglia versava tuttavia in grosse difficoltà economiche dovute al peggioramento della salute fisica e mentale di Gabriele. Al resto della famiglia non rimase che di osservare attonita il declino di un padre ed uomo amatissimo e trovare un modo di sbarcare il lunario. La madre continuò, seppur solo privatamente a causa delle limitazioni dell'epoca, il lavoro del marito, continuando a tenere la casa sempre aperta ed offrendo lezioni private lottando strenuamente per tenere la sua famiglia al di fuori della povertà. La sorella maggiore, Maria, accettò di lavorare come governante, lasciando la casa, e il fratello William aveva un posto da impiegato presso il corrispondente ottocentesco dell'Ufficio delle Entrate. Riuscirono così a mantenere Gabriel presso una scuola d'arte. Christina cominciò ad andare a scuola ma i suoi giorni, senza i fratelli e con il padre malato, divennero sempre più solitari e tristi. A 14 anni Christina soffrì di una severa crisi nervosa che fu seguita dalla depressione. Dante Gabriel cercava di alleviare la sua solitudine marinando spesso la scuola e usando la sorella come prima musa ispiratrice del suo neonato movimento artistico. Nel 1848 nasce infatti la Confraternita dei Preraffaelliti, fondata da  William Holman HuntJohn Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti. Ai tre fondatori si aggiunsero presto William Michael RossettiJames CollinsonFrederic George Stephens and Thomas Woolner a formare i primi "sette fratelli". La confraternita aveva sia intenti artistici che esoterici e culturali portando all'attenzione il concetto di purezza, e vedrà anche la nascita di una "sorellanza" parallela, a cui aderiscono entrambe le sorelle Rossetti. Christina posa più volte a rappresentare la vergine Maria e due dei più famosi quadri che dettero inizio al movimento la rappresentano proprio in questo ruolo, che fu, nel cuore di Gabriel, soltanto suo. Proprio nel quadro "L'infanzia di Maria" in cui 'Stina posa, compare per la prima volta il marchio PRB che indica la confraternita. Nel 1849 Christina è di nuovo seriamente malata e per un lungo periodo rimane nell'ombra, ciò non le impedisce di pubblicare, a soli 18 anni, le sue prime due poesie sulla rivista Atheneaum ("Death's Chill Between" e "Heart's Chill Between") e scrive collabora in pianta stabile, sotto lo pseudonimo di Ellen Alleyne, alla rivista preraffaellita The Germ, pubblicata dal fratello William. 
Christina Rossetti iniziò a scrivere molto presto, ma solo all'età di 31 anni vide un pò di successo (e di guadagno) con la sua prima raccolta di poesie, Goblin Market and Other Poems (1862). L'opera ottenne una critica molto favorevole e Christina venne salutata come la naturale erede di Elizabeth Barrett Browning nel ruolo di female laureate. Il titolo che dà il nome alla raccolta è il lavoro più famoso di Christina Rossetti, e nonostante a prima vista sembri semplicemente una filastrocca sulle disavventure di due sorelle in mezzo agli gnomi (goblins), la poesia è complessa e ha diversi livelli di lettura. La critica l'ha interpretata in modi molto diversi: vi ha visto un'allegoria sulla tentazione e la redenzione, un commento sui ruoli sessuali nell'epoca vittoriana, e la tematizzazione del desiderio erotico e la redenzione sociale. Nel 1847 aveva già sperimentato diversi modi di scrivere, dal sonetto, all'inno, alle ballate, ma scrive anche fiabe e riscrive e narra la vita di alcuni santi. Le sue prime opere hanno una fortissima spinta romantica, con delicate trattazioni riguardanti la caducità della vita e la morte.
Christina Rossetti continuò a scrivere e pubblicare per il resto della sua vita e si concentrò soprattutto sulla poesia devozionale e per bambini. Tuttavia le cose più interessanti che ha scritto sono poesie d'amore. Non si tratta di fantasie o di petrarchismo cortese: nascono da storie d'amore dolorosamente vissute e da sprazzi di lucidità che trasformano il dolore in un sentimento leggero e giocoso. La famosa When I am dead, my dearest esprime tutta la sua insicurezza: Christina non è sicura del proprio amore quanto non è sicura dell'amore dell'amato, il quale dunque non viene caricato di doveri, che del resto neppure lei potrebbe sopportare.
I quattro fratelli Rossetti non si separarono mai, nonostante le turbolenze delle loro vite ed il fatto che sia William che Gabriel ebbero delle mogli ed amanti (di Gabriel conosciamo tutti la infelice Elizabeth Siddal) mentre Maria continuava a fare la governante. Christina mantenne sempre una grande cerchia di amici,studenti e corrispondenti e per dieci anni lavorò come volontaria in una casa di accoglienza per "donne perdute" (prostitute) la Santa Maria Maddalena di Highgate, insieme all'altra sorella zitella, Maria. Entrambe studiavano, scrivevano, insegnavano e mantenevano una mentalità indipendente ed aperta. In più rifiutavano la guerra, la schiavitù, la crudeltà contro gli animali, lo sfruttamento sessuale delle minorenni e ogni forma di aggressione militare. In età matura Christina soffrì di morbo di Graves, che la portò quasi alla morte nel 1872. Sopravvisse, ma nel 1893 cominciò la sua battaglia contro il cancro al seno che la sconfisse nonostante un intervento chirurgico. Christina Georgina Rossetti muore il 29 Dicembre 1894 e riposa al cimitero di Highgate, accanto ai genitori ed ai fratelli.


                                                                                                                         Liberamente  tratto da The Hungry wol

mercoledì 4 dicembre 2013

Morti per acqua: terra desolata (parafrasando T.S.Eliot) Le foto.

                                                        I  declamatori



     Il Maestro Emanuele Grigioni
     con la Corale Casventum


                                                 Durante alcune letture

Il nostro ringraziamento a tutti coloro che sono stati presenti e un grazie particolare al Maestro Grigioni e il suo coro, a Paola Barletta fine dicitrice e brava attrice, al tecnico Fabio Tomaselli ed al Dott. Emilio Coletti che ha reso possibile questo post, con le foto che ha scattato per noi.
Affinché  le parole germoglino.

Trilussa







 Er congresso de li cavalli

Un giorno li Cavalli,
stufi de fa' er Servizzio,
tennero un gran comizzio de protesta.
Prima parlò er Cavallo d'un caretto:
Compagni! Se vi séte messi in testa
de mijorà la classe,
bisogna arivortasse a li padroni.
Finora semo stati troppo boni
sotto le stanghe de la borghesia!
Famo un complotto! Questo qui è er momento
d'arubbaje la mano e fasse sotto!
Morte ar cocchiere! Evviva l'anarchia!
Colleghi, annate piano:
strillò un Polledro giovene
d'un principe romano
ché se scoppiasse la rivoluzione
io resterebbe in mezzo a un vicoletto
perché m'ammazzerebbero er padrone.
Io direbbe piuttosto,
de presentà un proggetto ne la quale...
Odia micchi, gras tibbi, è naturale!
disse un Morello che da ventun'anno
stracinava el landò d'un cardinale.
Ma se ce fusse un po' de religgione
e Sant'Antonio nostro c'esaudisse...
L'Omo, che intese, disse: Va benone!
Fintanto che 'sti poveri Cavalli
vanno così d'accordo
io faccio er sordo e seguito a frustalli!