CREDO
Credo in te come al profumo
Come al
cantar d’uccello nelle tenebre
Credo in te come al mare
Credo
in te come alla rosa schiusa a mezzanotte
Credo in te sola in
faccia al mondo
Là dove il sole si fa neve e l’aria fuoco
Io
credo in te sola all’orizzonte dell’uomo
Ti credo a
perdifiato
Alla vertigine e allo stordimento
Alla caduta e
all’annientamento
Io credo in te come alla vita
Si crede nel
momento della morte
Io credo in te senza tenermi ad alcun
sostegno
Io credo in te nell’assenza e nel sonno
O mia
magnolia d’insonnia
Io credo in te nel frastuono e nel
silenzio
Io credo in te nel dolore
Io credo in te come alla
prova dell’esistenza
Come allo strazio dell’addio
Io credo
in te più della mia stessa ombra
Io credo in te come l’acqua
nera dai riflessi d’oro
Come la polvere al piede nudo
Io
credo in te come alla pioggia il deserto
Come la solitudine
all’abbraccio
Come all’orecchio crede il grido.
Credo in te come al profumo
Come al
cantar d’uccello nelle tenebre
Credo in te come al mare
Credo
in te come alla rosa schiusa a mezzanotte
Credo in te sola in
faccia al mondo
Là dove il sole si fa neve e l’aria fuoco
Io
credo in te sola all’orizzonte dell’uomo
Ti credo a
perdifiato
Alla vertigine e allo stordimento
Alla caduta e
all’annientamento
Io credo in te come alla vita
Si crede nel
momento della morte
Io credo in te senza tenermi ad alcun
sostegno
Io credo in te nell’assenza e nel sonno
O mia
magnolia d’insonnia
Io credo in te nel frastuono e nel
silenzio
Io credo in te nel dolore
Io credo in te come alla
prova dell’esistenza
Come allo strazio dell’addio
Io credo
in te più della mia stessa ombra
Io credo in te come l’acqua
nera dai riflessi d’oro
Come la polvere al piede nudo
Io
credo in te come alla pioggia il deserto
Come la solitudine
all’abbraccio
Come all’orecchio crede il grido.
Credo in te come al profumo
Come al
cantar d’uccello nelle tenebre
Credo in te come al mare
Credo
in te come alla rosa schiusa a mezzanotte
Credo in te sola in
faccia al mondo
Là dove il sole si fa neve e l’aria fuoco
Io
credo in te sola all’orizzonte dell’uomo
Ti credo a
perdifiato
Alla vertigine e allo stordimento
Alla caduta e
all’annientamento
Io credo in te come alla vita
Si crede nel
momento della morte
Io credo in te senza tenermi ad alcun
sostegno
Io credo in te nell’assenza e nel sonno
O mia
magnolia d’insonnia
Io credo in te nel frastuono e nel
silenzio
Io credo in te nel dolore
Io credo in te come alla
prova dell’esistenza
Come allo strazio dell’addio
Io credo
in te più della mia stessa ombra
Io credo in te come l’acqua
nera dai riflessi d’oro
Come la polvere al piede nudo
Io
credo in te come alla pioggia il deserto
Come la solitudine
all’abbraccio
Come all’orecchio crede il grido.
NON ESISTONO AMORI FELICI
Niente per l’uomo è mai definitivo Non la sua forza
non la debolezza né il suo cuore E quando crede
di aprire le braccia la sua ombra è una croce
e quando vuole stringere la sua felicità la sbriciola
uno strano doloroso divorzio è la sua vita
Non esistono amori felici
La sua vita è come quei soldati disarmati
per altro scopo un tempo equipaggiati
a cosa può servire il loro alzarsi di buon ora
per ritrovarsi a sera disoccupati incerti
dite queste parole La mia vita E trattenete il pianto
Non esistono amori felici
Mio bell’amore amore caro mio strazio
ti porto in me come un uccello ferito
e quelli senza saperlo ci guardano passare
ripetendo dietro di me le parole che ho intrecciato
e che per i tuoi grandi occhi subito morirono
Non esistono amori felici
E’ troppo tardi ormai per imparare a vivere
piangano insieme nella notte i nostri cuori
quanta infelicità per la più piccola canzone
quanti rimorsi per scontare un fremito
quanti singhiozzi per un’aria di chitarra
Non esistono amori felici
Non c’è amore che non dia dolore
non c’è amore che non ferisca
non c’è amore che non lasci il segno
e non meno l’amore di patria che l’amore per te
non c’è amore che non viva di pianto
Non esistono amori felici
ma per noi due c’è il nostro amore
***
Scrittore francese (Neuilly-sur-Seine 1897-Parigi 1982). Con Breton e Soupault
fondò nel 1919 la rivista
Littérature, organo del movimento surrealista. Del surrealismo
Aragon fu uno dei massimi esponenti come teorico e poeta con
Feu de joie (1920; Falò) e
Mouvement perpétuel
(1925; Moto perpetuo), poesie in cui l'esercizio della scrittura
automatica non annulla le caratteristiche di musicalità e concretezza
che ricollegano l'autore alla tradizione lirica francese. Dopo i
racconti di
Anicet ou le panorama (1922; Anicet o il panorama) e il romanzo
Le paysan de Paris (1926; Il contadino di Parigi), Aragon aderì al partito comunista e sposò la scrittrice russa Elsa Triolet
.
Convertito al realismo dalla fede politica, abbandonò il movimento
surrealista, pur senza rinnegare i poteri dell'immaginazione e la
libertà formale: si vedano il
Traité du style (1928; Trattato dello stile) e le poesie di
Persécuteur persécuté (1931; Persecutore perseguitato). I versi di
Hourra l'Oural (1934; Urrà gli Urali) segnano una svolta verso il realismo, così come i romanzi della serie
Le monde réel (Il mondo reale):
Les cloches de Bâle (1933, Le campane di Basilea),
Les beaux quartiers (1936; Quartieri alti),
Les voyageurs de l'impériale (1942; I viaggiatori dell'imperiale) e
Aurélien (1944); e quelli della serie
Les communistes
(1949-51, Le donne comuniste, 6 vol.). La II guerra mondiale lo vide
medico ausiliario e responsabile dei servizi sanitari della Resistenza
.
Poeta d'amore e poeta militante, scrisse
Le crèvecoeur (1941; Il crepacuore),
Cantique à Elsa (1942; Cantico a Elsa),
Les yeux d'Elsa (1942; Gli occhi d'Elsa),
La Diane française (1945; La Diana francese). Nel dopoguerra, diventato ormai il più celebre poeta francese, pubblicò ancora
Poésies, Le fou d'Elsa (1965; Il folle d'Elsa), alcuni grandi romanzi come
La semaine sainte (1958; La settimana santa),
La mise à mort (1965; La condanna a morte),
Blanche ou l'oubli (1967; Bianca o l'oblio), forse la sua opera più felice e complessa. Con Maurois
fu autore, per la parte sovietica, di una
Histoire parallèle U.S.A.-U.R.S.S (1962; Storia parallela U.S.A.-U.R.S.S.).
Fu direttore del settimanale Les lettres françaises
dal 1944 al 1972. L'elezione all'Académie Goncourt nel 1967, le
dimissioni nel 1968 e la morte della moglie Elsa (1970) influenzarono
l'ulteriore opera di Aragon, che non mancò di sottolineare attraverso
questi eventi l'indipendenza della sua collocazione di intellettuale
militante. I suoi scritti teorici, letterari e di critica d'arte tendono
a ripercorrere le tappe della sua avventura artistica e umana: Je n'ai jamais appris à écrire ou les Incipit (1969; Non ho mai imparato a scrivere o gli Incipit), Henri Matisse (1971), Théâtre/Roman (1974; Teatro/Romanzo). Opere successive: Les Poètes (1976; I poeti), la raccolta di scritti Le mentir-vrai (1980; Il mentire-vero), le poesie Aux bords de Rome (1981; Intorno a Roma) e Les adieux (1981; Gli addii) e i saggi Ecrits sur l'art moderne (1982; Scritti sull'arte moderna).
Tratto da Sapere.it