venerdì 2 ottobre 2015

LOUIS ARAGON

CREDO

Credo in te come al profumo
Come al cantar d’uccello nelle tenebre
Credo in te come al mare
Credo in te come alla rosa schiusa a mezzanotte
Credo in te sola in faccia al mondo
Là dove il sole si fa neve e l’aria fuoco
Io credo in te sola all’orizzonte dell’uomo
Ti credo a perdifiato
Alla vertigine e allo stordimento
Alla caduta e all’annientamento
Io credo in te come alla vita
Si crede nel momento della morte
Io credo in te senza tenermi ad alcun sostegno
Io credo in te nell’assenza e nel sonno
O  mia magnolia d’insonnia
Io credo in te nel frastuono e nel silenzio
Io credo in te nel dolore
Io credo in te come alla prova dell’esistenza
Come allo strazio dell’addio
Io credo in te più della mia stessa ombra
Io credo in te come l’acqua nera dai riflessi d’oro
Come la polvere al piede nudo
Io credo in te come alla pioggia il deserto
Come la solitudine all’abbraccio
Come all’orecchio crede il grido.
Credo in te come al profumo
Come al cantar d’uccello nelle tenebre
Credo in te come al mare
Credo in te come alla rosa schiusa a mezzanotte
Credo in te sola in faccia al mondo
Là dove il sole si fa neve e l’aria fuoco
Io credo in te sola all’orizzonte dell’uomo
Ti credo a perdifiato
Alla vertigine e allo stordimento
Alla caduta e all’annientamento
Io credo in te come alla vita
Si crede nel momento della morte
Io credo in te senza tenermi ad alcun sostegno
Io credo in te nell’assenza e nel sonno
O  mia magnolia d’insonnia
Io credo in te nel frastuono e nel silenzio
Io credo in te nel dolore
Io credo in te come alla prova dell’esistenza
Come allo strazio dell’addio
Io credo in te più della mia stessa ombra
Io credo in te come l’acqua nera dai riflessi d’oro
Come la polvere al piede nudo
Io credo in te come alla pioggia il deserto
Come la solitudine all’abbraccio
Come all’orecchio crede il grido.
Credo in te come al profumo
Come al cantar d’uccello nelle tenebre
Credo in te come al mare
Credo in te come alla rosa schiusa a mezzanotte
Credo in te sola in faccia al mondo
Là dove il sole si fa neve e l’aria fuoco
Io credo in te sola all’orizzonte dell’uomo
Ti credo a perdifiato
Alla vertigine e allo stordimento
Alla caduta e all’annientamento
Io credo in te come alla vita
Si crede nel momento della morte
Io credo in te senza tenermi ad alcun sostegno
Io credo in te nell’assenza e nel sonno
O  mia magnolia d’insonnia
Io credo in te nel frastuono e nel silenzio
Io credo in te nel dolore
Io credo in te come alla prova dell’esistenza
Come allo strazio dell’addio
Io credo in te più della mia stessa ombra
Io credo in te come l’acqua nera dai riflessi d’oro
Come la polvere al piede nudo
Io credo in te come alla pioggia il deserto
Come la solitudine all’abbraccio
Come all’orecchio crede il grido.



NON ESISTONO AMORI FELICI

Niente per l’uomo è mai definitivo Non la sua forza
non la debolezza né il suo cuore E quando crede
di aprire le braccia la sua ombra è una croce
e quando vuole stringere la sua felicità la sbriciola
uno strano doloroso divorzio è la sua vita
Non esistono amori felici
La sua vita è come quei soldati disarmati
per altro scopo un tempo equipaggiati
a cosa può servire il loro alzarsi di buon ora
per ritrovarsi a sera disoccupati incerti
dite queste parole La mia vita E trattenete il pianto
Non esistono amori felici
Mio bell’amore amore caro mio strazio
ti porto in me come un uccello ferito
e quelli senza saperlo ci guardano passare
ripetendo dietro di me le parole che ho intrecciato
e che per i tuoi grandi occhi subito morirono
Non esistono amori felici
E’ troppo tardi ormai per imparare a vivere
piangano insieme nella notte i nostri cuori
quanta infelicità per la più piccola canzone
quanti rimorsi per scontare un fremito
quanti singhiozzi per un’aria di chitarra
Non esistono amori felici
Non c’è amore che non dia dolore
non c’è amore che non ferisca
non c’è amore che non lasci il segno
e non meno l’amore di patria che l’amore per te
non c’è amore che non viva di pianto
Non esistono amori felici
ma per noi due c’è il nostro amore

***
Scrittore francese (Neuilly-sur-Seine 1897-Parigi 1982). Con Breton e Soupault fondò nel 1919 la rivista Littérature, organo del movimento surrealista. Del surrealismo Aragon fu uno dei massimi esponenti come teorico e poeta con Feu de joie (1920; Falò) e Mouvement perpétuel (1925; Moto perpetuo), poesie in cui l'esercizio della scrittura automatica non annulla le caratteristiche di musicalità e concretezza che ricollegano l'autore alla tradizione lirica francese. Dopo i racconti di Anicet ou le panorama (1922; Anicet o il panorama) e il romanzo Le paysan de Paris (1926; Il contadino di Parigi), Aragon aderì al partito comunista e sposò la scrittrice russa Elsa Triolet. Convertito al realismo dalla fede politica, abbandonò il movimento surrealista, pur senza rinnegare i poteri dell'immaginazione e la libertà formale: si vedano il Traité du style (1928; Trattato dello stile) e le poesie di Persécuteur persécuté (1931; Persecutore perseguitato). I versi di Hourra l'Oural (1934; Urrà gli Urali) segnano una svolta verso il realismo, così come i romanzi della serie Le monde réel (Il mondo reale): Les cloches de Bâle (1933, Le campane di Basilea), Les beaux quartiers (1936; Quartieri alti), Les voyageurs de l'impériale (1942; I viaggiatori dell'imperiale) e Aurélien (1944); e quelli della serie Les communistes (1949-51, Le donne comuniste, 6 vol.). La II guerra mondiale lo vide medico ausiliario e responsabile dei servizi sanitari della Resistenza
Poeta d'amore e poeta militante, scrisse Le crèvecoeur (1941; Il crepacuore), Cantique à Elsa (1942; Cantico a Elsa), Les yeux d'Elsa (1942; Gli occhi d'Elsa), La Diane française (1945; La Diana francese). Nel dopoguerra, diventato ormai il più celebre poeta francese, pubblicò ancora Poésies, Le fou d'Elsa (1965; Il folle d'Elsa), alcuni grandi romanzi come La semaine sainte (1958; La settimana santa), La mise à mort (1965; La condanna a morte), Blanche ou l'oubli (1967; Bianca o l'oblio), forse la sua opera più felice e complessa. Con Maurois fu autore, per la parte sovietica, di una Histoire parallèle U.S.A.-U.R.S.S (1962; Storia parallela U.S.A.-U.R.S.S.).
 Fu direttore del settimanale Les lettres françaises dal 1944 al 1972. L'elezione all'Académie Goncourt nel 1967, le dimissioni nel 1968 e la morte della moglie Elsa (1970) influenzarono l'ulteriore opera di Aragon, che non mancò di sottolineare attraverso questi eventi l'indipendenza della sua collocazione di intellettuale militante. I suoi scritti teorici, letterari e di critica d'arte tendono a ripercorrere le tappe della sua avventura artistica e umana: Je n'ai jamais appris à écrire ou les Incipit (1969; Non ho mai imparato a scrivere o gli Incipit), Henri Matisse (1971), Théâtre/Roman (1974; Teatro/Romanzo). Opere successive: Les Poètes (1976; I poeti), la raccolta di scritti Le mentir-vrai (1980; Il mentire-vero), le poesie Aux bords de Rome (1981; Intorno a Roma) e Les adieux (1981; Gli addii) e i saggi Ecrits sur l'art moderne (1982; Scritti sull'arte moderna).
                                                                                                                                          Tratto da Sapere.it

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