martedì 27 ottobre 2015

Dylan Marlais Thomas

Specialmente se il vento d'ottobre

Specialmente se il vento d'ottobre
Con dita gelate punisce i miei capelli,
Artigliato dal sole cammino sulle fiamme
E getto un granchio d'ombra sulla terra,
In riva al mare, udendo il chiasso degli uccelli
E la tosse del corvo sugli stecchi invernali,
Il cuore indaffarato che trema se lei parla,
Sparge sangue sillabico, drena le sue parole.

Rinchiuso dentro una torre di parole,
Traccio sull'orizzonte che cammina con gli alberi
Verbali forme di donne e le file
Dei bimbi nel parco che hanno gesti di stella.
Fatemi farvene alcune con vocali di faggi,
Alcune con voce di quercia, fino dirvi note
Dalle radici di molte spinose contee.
Fatemi farvene alcune con discorsi dell'acqua.

Dietro un vaso di felci la pendola oscilla
Mi dice il verbo dell'ora, il senso nervoso
Sfreccia sul disco astato, declama il mattino,
E annuncia tempo ventoso nel gallo banderuola.
Fatemi farvene alcune coi segni del prato.
L'erba che mi segnala tutto ciò che conosco
Col verminoso inverno spunta ttraverso l'occhio.
Fatemi dirvi qualcosa dei peccati del corvo.

Specialmente se il vento d'ottobre
(Fatemi farvene alcune con sortilegi autunnali,
Lingua di ragno e colle chiassoso del Galles)
Con pugni di rape punisce la terra,
Fatemi farvene alcune con parole senz'anima.
Svuotato è il cuore che, compitando nello zampettio
Dell'alchemico sangue, avvertiva l'avvento della furia.
In riva al mare udite uccelli dalle scure vocali. 




Il pagliaccio sulla luna

Le mie lacrime sono come un quieto turbine
di petali da una certa magica rosa;
e tutto il mio dolore fluisce dalla fessura
di nevi e cieli dimenticati.
Penso che se toccassi la terra,
si sbriciolerebbe,
è così triste e bella,
così trepidamente simile a un sogno.




Dai sospiri

Dai sospiri nasce qualcosa,
Ma non dolore, questo l’ho annientato
Prima dell’agonia; lo spirito cresce,
Scorda, e piange;
Nasce un nonnulla che, gustato, è buono;
Non tutto poteva deludere;
C’è, grazie a Dio, qualche certezza:
Che non è amore se non si ama bene,
E questo è vero dopo perpetua sconfitta.
Dopo siffatta lotta, come il più debole sa,
C’è di più che il morire;
Lascia i grandi dolori o tampona la piaga,
Ancora a lungo egli dovrà soffrire,
E non per il rimpianto di lasciare una donna in attesa
Del suo soldato sporco di parole
Che spargono un sangue così acre.
Se ciò bastasse, se ciò bastasse a dar sollievo al male,
Il provare rimpianto quando quello è perduto
Che mi rendeva felice nel sole,
Quanto felice il tempo che durava,
Se ambiguità bastassero e abbondanza di dolci menzogne,
Potrebbero le vacue parole sostenere tutta la sofferenza
E guarirmi dai mali.
Se ciò bastasse, osso, tendine, sangue,
Il cervello attorcigliato, i lombi ben fatti,
Cercando a tastoni la materia sotto la ciotola del cane,
L’uomo potrebbe guarire dal cimurro.
Ché tutto quello che va dato, io l’offro:
Briciole, stalla, e cavezza.
 

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