mercoledì 27 maggio 2015

Annie Vivanti



Aut aut
Io voglio il sole, io voglio il sole ardente 
 Che l’ebbrezza mi dia del suo splendore, 
 O pur la buia notte ed il fragore 
 Forte de la tempesta alta e furente. 
 La grigia nebbia il core la detesta: 
 Datemi il cielo azzurro o la tempesta. 
 Voglio la libertà! la sconfinata 
 Intera libertà la voglio mia! 
 O pur la tetra e stretta prigionia 
 Di quattro travi e la cassa inchiodata. 
 Oh, se non m’è concesso l’infinito, 
 Ch’io, l’ali infrante, giaccia seppellito 
 E voglio l’amor tuo; l’intero ardente, 
 Illimitato amore, o l’odio intenso. 
 Ma sia l’odio o l’amor, lo voglio immenso! 
 Io non sopporto un guardo indifferente. 
 L’amor che tutto soffre e tutto dona 
 O l’odio che non piega e non perdona. 
 O tutto o nulla io voglio: il riso o il pianto, 
 Il sole d’oro o l’uragano nero, 
 la stretta bara o l’universo intero, 
 E dallo sguardo tuo martirio o incanto! 
 Tutti i tuoi baci dammi e tutto il core, 
 O la croce sublime del dolore!



Annie Vivanti (Norwood, 7 aprile 1866 – Torino, 20 febbraio 1942) è una scrittrice dimenticata che nel primo ventennio del ‘900 fu autrice di best seller come Divoratori (1911), Circe (1912), Vae victis (1917), Naja tri pudians (1920), Mea culpa!(1927). Rappresentò un vero fenomeno letterario,  e fu una delle narratrici più note e capaci di conquistarsi un ampio seguito.
Suo padre era seguace degli ideali politici di Mazzini, per questo trovò rifugio politico in Italia. Ha esordito nel mondo letterario con la raccolta poetica Lirica pubblicata in Italia con la prefazione di Giosuè Carducci.
Le sue opere furono  tradotte in tutte le lingue europee e recensite da grandi nomi della cultura quali Benedetto Croce e Giuseppe Antonio Borgese.
 È sepolta al Cimitero monumentale di Torino e sulla sua semplice tomba sono scritti i primi versi della più celebre fra le poesie che Carducci le aveva dedicato: “Batto alla chiusa imposta con un ramicello di fiori. Glauchi ed azzurri come i tuoi occhi, o Annie”.







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