lunedì 14 ottobre 2013

Nobel Letteratura 2013


 
 
Peter Englund segretario permanente dell’Accademia Svedese, ha annunciato il vincitore del  Premio Nobel per la Letteratura per questo 2013: la scrittrice canadese Alice Munro.

Maestra del racconto breve contemporaneo, ha motivato l'Accademia. Certificando il genere a cui l'82enne canadese ha consacrato la sua vita letteraria. Ma su cui ha sempre ironizzato con i giornalisti. "Cominciai a scrivere racconti perché non avevo tempo di scrivere nient'altro, avevo tre bambine”

 Tredicesima donna e prima canadese a vincere il Nobel per la Letteratura, Alice Munro raggiunge quindi anche un altro primato con la vittoria del premio dell’Accademia Reale svedese: quello di veder riconosciuta per la prima volta la forma del racconto di cui lei è assoluta maestra, ridando dignità a un genere spesso accompagnato da quel pregiudizio che ha seguito un po’ anche la sua carriera. «Sono grata e felice - ha commentato a caldo - e particolarmente contenta perché questo premio attirerà l’attenzione sugli scrittori del Canada». 

Ha pubblicato il suo primo racconto, The Dimensions of a Shadow, nel 1950 mentre era studentessa alla University of Western Ontario. La sua prima raccolta di quindici storie, “La danza delle ombre felici”, che torna nelle nostre librerie il 22 ottobre nei Supercoralli Einaudi, nella traduzione di Susanna Basso, è uscita invece in Canada nel 1968, ottenendo un ottimo successo di pubblico e critica e facendo vincere all’autrice il primo dei tre prestigiosi premi canadesi “Governor General’s Literary Award” che le sono stati assegnati. Autrice prolifica di quattordici raccolte di racconti e pluripremiata, la Munro ha vinto nel 2009 anche il Man Booker International Prize per la sua intera opera narrativa. Un’ampia scelta di suoi 55 racconti, alcuni inediti in Italia, dal 1968 a `Uscirne vivi´ del 2012, è presentata nel Meridiano Mondadori uscito lo scorso maggio, sempre con le traduzioni della Basso e con la cura e un saggio introduttivo di Marisa Caramella. 

«Abitavo quand’ero giovane al fondo di una strada lunga, o di una strada che pareva lunga a me» scrive in `Uscirne vivi´. Come dice nell’introduzione al Meridiano Marisa Caramella: «I racconti della Munro bisogna leggerli e rileggerli e leggerli ancora, se si vuole trarne il massimo godimento, un piacere che si prova soltanto in presenza dei grandi artisti della parola». Autrice molto amata anche nel nostro paese, benché la sua «bravura superi in modo sconcertante la sua fama» come ha sottolineato più volte Jonathan Franzen, grande ammiratore della Munro della quale ha parlato come della «più grande scrittrice vivente del Nord America» e a cui ha dedicato un saggio in “Più lontano ancora”, la maestra del racconto punta il suo sguardo sulle dinamiche dei rapporti umani. E non risparmia gli aspetti più dolorosi, crudi, a volte brutali della vita come fa ne “La pace di Utrecht”, in cui affronta il faticoso rapporto con la madre insegnante malata di Parkinson. Tutte le sue raccolte di racconti sono in corso di pubblicazione per Einaudi per cui sono già usciti nove titoli tra i quali “In fuga”, “Chi ti credi di essere?” che comprende anche un racconto in cui ricorda la sua vita a Vancouver con il primo marito Jim Munro, e “Il percorso dell’amante”. 

La Munro,  ha avuto la meglio su celebri candidati  come Haruki Murkami  (in odore di Nobel da anni, ormai), il poeta sudcoreano Ko Un, lo scrittore ungherese Peter Nadas,  la scrittrice statunitense  Joyce Carol Oates.

 

                                                                                              Liberamente tratto dagli articoli di questi giorni

 

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