Peter Englund segretario permanente dell’Accademia Svedese, ha annunciato il vincitore del Premio Nobel per la Letteratura per questo
2013: la scrittrice canadese Alice Munro.
Maestra del racconto breve
contemporaneo, ha motivato l'Accademia.
Certificando il genere a cui l'82enne canadese ha consacrato la sua vita
letteraria. Ma su cui ha sempre ironizzato con i giornalisti. "Cominciai a
scrivere racconti perché non avevo tempo di scrivere nient'altro, avevo tre bambine”
Tredicesima donna e prima
canadese a vincere il Nobel per la Letteratura , Alice Munro raggiunge quindi anche
un altro primato con la vittoria del premio dell’Accademia Reale svedese:
quello di veder riconosciuta per la prima volta la forma del racconto di cui
lei è assoluta maestra, ridando dignità a un genere spesso accompagnato da quel
pregiudizio che ha seguito un po’ anche la sua carriera. «Sono grata e felice -
ha commentato a caldo - e particolarmente contenta perché questo premio
attirerà l’attenzione sugli scrittori del Canada».
Ha pubblicato il suo primo racconto, The Dimensions of a Shadow,
nel 1950 mentre era studentessa alla University of Western Ontario. La sua
prima raccolta di quindici storie, “La danza delle ombre felici”, che torna
nelle nostre librerie il 22 ottobre nei Supercoralli Einaudi, nella traduzione
di Susanna Basso, è uscita invece in Canada nel 1968, ottenendo un ottimo successo
di pubblico e critica e facendo vincere all’autrice il primo dei tre
prestigiosi premi canadesi “Governor General’s Literary Award” che le sono
stati assegnati. Autrice prolifica di quattordici raccolte di racconti e
pluripremiata, la Munro
ha vinto nel 2009 anche il Man Booker International Prize per la sua intera
opera narrativa. Un’ampia scelta di suoi 55 racconti, alcuni inediti in Italia,
dal 1968 a
`Uscirne vivi´ del 2012, è presentata nel Meridiano Mondadori uscito lo scorso
maggio, sempre con le traduzioni della Basso e con la cura e un saggio
introduttivo di Marisa Caramella.
«Abitavo quand’ero giovane al fondo di una strada lunga, o di
una strada che pareva lunga a me» scrive in `Uscirne vivi´. Come dice
nell’introduzione al Meridiano Marisa Caramella: «I racconti della Munro
bisogna leggerli e rileggerli e leggerli ancora, se si vuole trarne il massimo
godimento, un piacere che si prova soltanto in presenza dei grandi artisti
della parola». Autrice molto amata anche nel nostro paese, benché la sua
«bravura superi in modo sconcertante la sua fama» come ha sottolineato più
volte Jonathan Franzen, grande ammiratore della Munro della quale ha parlato
come della «più grande scrittrice vivente del Nord America» e a cui ha dedicato
un saggio in “Più lontano ancora”, la maestra del racconto punta il suo sguardo
sulle dinamiche dei rapporti umani. E non risparmia gli aspetti più dolorosi,
crudi, a volte brutali della vita come fa ne “La pace di Utrecht”, in cui
affronta il faticoso rapporto con la madre insegnante malata di Parkinson.
Tutte le sue raccolte di racconti sono in corso di pubblicazione per Einaudi
per cui sono già usciti nove titoli tra i quali “In fuga”, “Chi ti credi di
essere?” che comprende anche un racconto in cui ricorda la sua vita a Vancouver
con il primo marito Jim Munro, e “Il percorso dell’amante”.
Liberamente tratto dagli articoli di questi giorni
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