lunedì 2 settembre 2013

Czeslaw Milosz








Poeta polacco (Szetejni, Lituania, 1911 - Cracovia 2004), si affermò poco più che ventenne come il più originale rappresentante di un gruppo letterario d'avanguardia (Grupa żagarów) a Vilna. Nel 1933 pubblicò "Poema del tempo congelato". Tre anni dopo, in "Tre inverni", rivelò grandi ambizioni formali e una decisa intonazione pessimistica. La piena maturazione del suo talento trovò valida espressione, dopo la seconda guerra mondiale, nella raccolta di poesie "Salvazione", 1945, di cui la critica e i lettori apprezzarono in particolar modo i motivi ispirati a Varsavia. Di eccezionale interesse la testimonianza " La mente prigioniera", 1955  sulla condizione degli intellettuali nelle democrazie popolari. Dal 1958 fu professore di letteratura polacca presso l'università di Berke ley negli USA; frutto del suo insegnamento una History of polish literature (1969; trad. it. 1983). Tra le altre opere, il saggio  Europa familiare,  e " La terra di Ulro"; i romanzi: "La conquista del potere", 1954, "La valle dell'Issi", 1955; le raccolte di versi: "La città senza nome", 1969,"Dove sorge e dove tramonta il sole", 1974. Premio Nobel nel 1980, scrisse ancora: "Cronache", "Pausa metafisica", 1989; "In cerca di casa", 1992; "Leggende moderne", 1996; "Vita sulle isole", 1997; Abecadło Miłosza ("L'alfabeto di Miłosza", 1997); To ("Esso", 2000); "Orfeo ed Euridice", 2004. Nel 2006 è stata pubblicata la raccolta Selected Poems, 1931-2004.
 


DONO
           Un giorno così felice.
La nebbia si alzò presto, lavoravo in giardino.
I colibrì si posavano sui fiori del quadrifoglio.
Non c’era cosa sulla terra che desiderassi avere.
Non conoscevo nessuno che valesse la pena d’invidiare.
Il male accadutomi, l’avevo dimenticato.
Non mi vergognavo al pensiero di essere stato chi sono.
Nessun dolore nel mio corpo.
Raddrizzandomi, vedevo il mare azzurro e le vele.
 
                                                             NUVOLE
Nuvole, mie terribili nuvole,
come batte il cuore, è triste la terra,
nubi, nuvole bianche e silenziose,
vi guardo all’alba con occhi di pianto
e so che in me alterigia, bramosia
e crudeltà e il seme del disprezzo
per un sonno morto intessono il giaciglio
e i più bei colori della mia menzogna
hanno nascosto il vero. Chino gli occhi
e sento il turbine che m’attraversa,
ardente, secco. Oh, terribili siete,
nuvole, guardiani del mondo! Ch’io dorma,
possa la notte avvolgermi pietosa
.
 
 
 
 




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