martedì 27 gennaio 2015

Il giorno delle MEMORIE


                                               

I giorni delle memorie

Il genocidio dei rom e degli omosessuali
Il giorno della memoria è un giorno importante, ma la memoria non può essere solo un giorno e non può essere ricondotta ad un solo episodio ed un solo popolo. Durante il periodo nazista non solo gli ebrei sono stati  il bersaglio della soluzione finale. La memoria e il ricordo dovrebbe andare anche ai Circa 500.000 Rom e Sinti trucidati dai nazisti. Il loro è un “genocidio dimenticato”, rimosso dalla memoria collettiva per i secolari pregiudizi che la società europea ha avuto verso di loro. I provvedimenti adottati dal regime nazista verso i Rom e i Sinti sono supportati da studi pseudoscientifici. Il principale protagonista di queste pseudo ricerche è lo psicologo-psichiatra Robert Ritter, che nel 1932 inizia a studiare le cosiddette “stirpi vaganti”,di cui fanno parte i Rom ed i Sinti. Ritter, con l’aiuto della sua assistente Eva Justin, ribadisce  la loro pericolosità, affermando che, pur essendo di origine ariana, sono tarati da un gene molto pericoloso: l’istinto al nomadismo (Wandertrieb). Pertanto la loro presenza nel Reich non può essere tollerata perché rappresentano un fattore di “contaminazione razziale”, che inquina la “purezza” della razza ariana tedesca. nel 1940, per evitare l’ulteriore proliferazione di questa “minoranza degenerata, asociale e criminale”, propone la sterilizzazione (Zukunftslos) di tutti gli individui, uomini e donne. In questo modo, la “questione zingara” e non è più un “problema di ordine pubblico”, per la prevenzione della criminalità, considerata la naturale tendenza a delinquere dei Rom, ma diventa una “questione di razza”, come per gli ebrei.  Ritter, fino al novembre 1944, studia oltre 30.000 Rom e Sinti, facendo perizie e redigendo schede individuali, sulla maggior parte delle quali annota la parola “evak”, che significa che la persona deve essere “evacuata”, cioè deportata in un Lager per la “soluzione finale”. Così come quello degli omosessuali, per i quali i nazisti avevano inventato il triangolo rosa come segno distintivo. Riguardo alla  loro persecuzione, si parla di un numero che oscilla da 50.000 a 250.000, ma questo ha poca importanza perché non è il numero delle vittime che rende più odioso il crimine.

Olocausto dimenticato
Silenzio, desolazione, oscura notte
il cielo è cupo, pesante di silenzio!
Aleggia nell’aria la nenia della morte!
Da queste pietre, grigie pietre,
da ogni rovina, dalle cornici infrante,
esala disperazione di sangue e lacrime.
Il mio spirito s’impiglia nel filo spinato
E la mia anima s’aggrappa alle sbarre,
prigioniera in casa nemica!
Chi sono? Nessuno! Tu chi sei?
Nessuno!
Voi Sinti chi siete? Nessuno! solo ombre,
nebbia! Nebbia che per abitudine è rimasta
prigioniera della più grande infamia
della storia dell’uomo!
Paula Schöpf



Genocidio armeno
Nel novembre 1914 Russia, Francia, Inghilterra e altri paesi dell'Intesa dichiararono guerra alla Turchia, che si era alleata alla Germania. Francia e Inghilterra presero a bombardare le fortezze turche sui Dardanelli; i russi entrarono nella regione armena della Turchia orientale. Temendo che gli armeni potessero diventare un pericoloso nemico interno, alleato delle potenze dell'Intesa, già nel primo anno della guerra l'esercito regolare turco, insieme a bande armate curde, prese a sterminarli in maniera sistematica. Nel 1918 di 1.800.000 persone che contava la comunità armena all’inizio della prima guerra mondiale, solo 600.000 riuscirono a salvarsi. In pratica i 2/3 della popolazione armena residente nell'impero ottomano è stata soppressa, e regioni per millenni abitate da armeni non vedranno più in futuro nemmeno uno di essi. Circa 100.000 bambini vennero prelevati da famiglie turche o curde e da esse allevati, smarrendo così la propria fede e la propria lingua.

Il giogo
I miei buoi sono biondi, hanno le fronti di luce
che ho adornato con un amuleto blu.
Sono ebbri dell’aria primaverile del mattino -
guardano pacifici la campagna tranquilla.

Durante l’inverno li ho nutriti di fieno -
sembrano i grassi idoli del tempio.
La loro coda pelosa e pettinata
scivola sui fianchi come un serpente.

Amo il loro dorso dalle mille pieghe,
le loro narici umide, le grandi pupille
dove si riconosce il sogno immutabile della campagna.

Amo di loro i corpi dondolanti, e il possente muggito
dagli orizzonti - quando avanzano senza fermarsi
con le corna immerse nell’Alba.
Daniel Varujan

Genocidio indiani d’America
Un genocidio più antico, taciuto, dimenticato, è quello degli indiani d’America un grande popolo guerriero e cacciatore che fu sistematicamente sterminato da chi aveva invaso le sue terre. Le fonti più attendibili attestano che prima dell’arrivo degli europei circa 8 milioni di indiani occupavano l’America del Nord. Nel 1692, non restavano già più di 4 milioni e mezzo d’indigeni. Oggi gli indiani sopravvissuti sono meno di 50mila. E' genocidio mostruoso costellato di continue stragi e massacri di villaggi, operato con una pianificazione scientifica: affamare gli indiani, facendo tabula rasa delle mandrie di bisonti, e spingerli nelle zone più invivibili per farli morire di stenti e malattie continuando, al tempo stesso, ad attaccarli. Inizia così l’epoca delle riserve. Migliaia di indiani, poi, vengono spostati da una riserva all’altra, apparentemente senza motivo: marce forzate su tragitti lunghissimi, in realtà studiate apposta per decimare la popolazione. Nelle riserve, veniva attuata la soluzione finale: impossibilitati a procurarsi il cibo con la caccia, come loro costume, gli indiani sono costretti a nutrirsi con alimenti avariati che non possono più essere venduti sul mercato dei coloni. La funzione della camere a gas, qui, viene svolta dalle coperte: agli indiani vengono fornite coperture infettate coi microbi del vaiolo e della tubercolosi e queste malattie, nel giro di pochi anni, completano lo sterminio. Il generale Amherst quando scattò il piano per diffondere il vaiolo ebbe modo di dichiarare “Non un nemico combattiamo, ma la razza più vile che abbia mai contaminato la Terra, la cui eliminazione va considerata come un atto di liberazione a vantaggio dell’umanità”.

Non conosco alcuna specie di pianta, uccello o animale
che non si sia estinta dopo l'arrivo dell'uomo bianco.
L'uomo bianco considera la vita naturale degli animali
come quella del nativo su questo continente: come un fastidio.
Non c'è alcun termine nella nostra lingua con il significato di "fastidio".
Orso in piedi,  (sioux)

Per voi uomini bianchi il Paradiso è in cielo;
per noi, il Paradiso è la Terra.
Quando ci avete rubato la Terra, ci avete rubato il Paradiso.
Orso in piedi,  (sioux)
                                                                                                                    Ermanno Crescenzi

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