sabato 22 novembre 2014

Endre Ady


Poeta e giornalista ungherese (Ermindszent 1877-Budapest 1919). È la personalità più forte e originale della lirica magiara moderna. Dopo due volumi di poesie (1899 e 1903) in cui è ancora alla ricerca di se stesso, conVersi Nuovi (1906) Ady intonò il suo canto nuovo in cui identificava il proprio destino con quello della nazione. Con questa raccolta Ady rinnovò la lirica magiara nella forma e nel contenuto, sollevando scalpore negli ambienti più diversi, letterari e politici. In Ady vivono e si sovrappongono diversi contrasti: quello religioso tra protestantesimo e cattolicesimo, quello sociale (fu orgoglioso della sua origine nobiliare, ma fu un nobile povero, di tendenze socialiste), quello politico (di fede democratica, ma di gusti aristocratici, fu un nietzschiano). Tutti questi contrasti contribuivano a tenere il suo intelletto in una feconda tensione, alimentata anche da frequenti soggiorni a Parigi e dal suo amore per “Leda”. Dal 1906 al 1914 pubblicò quasi ogni anno un volume di poesie: Sangue e oro (1907), Sul carro di Elia (1908), Amerei che mi amassero (1909), I versi di tutti i segreti (1910), La vita che fugge (1912), Chi mi ha visto (1914), cui seguirono Alla testa dei morti (1918),Ultime navi (postumo, 1923). In tutte il poeta mette a nudo il suo animo, esprimendo con personale linguaggio simbolista, le contraddizioni, le nostalgie, i desideri che lo agitano, un profondo sentimento religioso, il terrore della morte, e denunciando l'arretratezza della sua patria e l'aspirazione a un miglioramento delle condizioni del suo popolo.



POESIA DEL RAGAZZO PROLETARIO

Mio padre dalla mattina alla sera
suda, va e viene, lavora;

non c'è un uomo migliore di mio padre,
non c'è, non c'è in nessun posto

Porta una giacca logora mio padre,
ma a me compra un vestito nuovo,
e mi parla di un bel futuro,
amorosamente.

Dei ricchi è prigioniero mio padre,
e lo maltrattano, lo umiliano, poveretto,
ma la sera ci porta lo stesso
una buona speranza.

Mio padre è un combattente, un grand'uomo,
per noi vende orgoglio e forza,
 ma non umilia mai se stesso
davanti al denaro.

Se mio padre non volesse
non esisterebbero i ricchi,
così ogni mio piccolo compagno sarebbe
come sono io.

Se mio padre dicesse una sola parola,
ah, molti tremerebbero,
e molti non vivrebbero così allegramente
e felicemente.

Mio padre lavora e lotta,
non c'è nessuno più forte di lui, forse;
è più potente anche del re
mio padre.


PROTEGGO I TUOI OCCHI


Stringo con la mia mano
che invecchia, la tua mano,
e proteggo i tuoi occhi
con questi occhi che invecchiano.

Belva di spente età, mi bracca l'orrore,
sono arrivato da te
attraverso rovine di mondi,
e attendo, insieme a te, atterrito.

Stringo con la mia mano
che invecchia, la tua mano,
e proteggo i tuoi occhi
con questi occhi che invecchiano.

Non so perché né sino a quando
rimarrò qui con te:
ma stringo la tua mano
e proteggo i tuoi occhi.


SULL’ORLO DI UN PRECIPIZIO SELVAGGIO

Siamo in piedi,rigidi e dimenticati
sull’orlo di un precipizio selvaggio,
l’uno all’altra attaccati;
nè un lamento, lacrima o parola:
per precipitare basta una mossa.
Come legami di carne e sangue
ci proteggono le nostre labbra,
blu e tremanti, ci tengono attaccati.
Finché mi baci non abbiamo parole,
ma dì una parola e cadiamo entrambi.

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