lunedì 6 maggio 2013

Radnóti Miklós





Poeta ungherese (Budapest 1909 - Abda 1944). Di famiglia ebraica Studiò filosofia all'Università di Szeged. Saggista e traduttore, eccelle soprattutto come poeta lirico, paesaggista e poeta d'amore. Ebreo, non poté esercitare la professione d'insegnante; fu perseguitato, rinchiuso in vari campi di concentramento e infine fucilato. Nei suoi vestiti, rintracciati in una fossa comune, fu trovato il suo ultimo taccuino di versi.


“Radice”

Nella radice guizza la forza,
beve la pioggia, vive di terra
e il suo sogno è bianco, di neve.
Di sotto terra urge alla superficie,
si arrampica ed è furba,
ha le braccia come funi.
Sulle sue braccia dorme il verme,
ai piedi della radice siede il verme,
il mondo si vermifica.
Ma la radice continua a vivere sotterra,
non si cura del mondo,
solo dei suoi rami frondosi.
Lei li ammira, li nutre,
sapori buoni gli invia,
sapori dolci, celestiali.
Sono anch’io una radice, adesso,
vivo tra vermi, io,
e qui preparo questa poesia.
Ero fiore, sono diventato radice,
buia e pesante la terra su di me,
la mia sorte è compiuta,
una sega piange sulla mia testa.

(Lager Heideman, Zagubica, 8 agosto 1944)

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