domenica 1 febbraio 2015

Hugo von Hofmannsthal


Ballata della vita esteriore 

E crescono bambini dai profondi occhi
che nulla sanno, crescono e muoiono,
e tutti gli uomini percorrono la loro via.

E dolci divengono i frutti acerbi
e di notte cadono a terra come morti uccelli
e per poco vi giacciono prima di marcire. 

E sempre soffia il vento, e sempre di nuovo
ascoltiamo e diciamo tante parole,
e proviamo gioia e torpore nelle membra. 

E strade corrono attraverso i campi, e luoghi 
vi sono, qui e là, pieni di luci, d’alberi, di stagni,
ora minacciosi, ora spettralmente aridi...


Perché esistono? e mai uguali gli uni
agli altri? e sono di numero infinito?
Che cosa alterna il riso, il pianto, il pallore?

A che ci giova tutto questo e questi giochi?
A noi che siamo adulti ed eternamente soli
e, pur vagando, cerchiamo ancora una meta. 

Che giova aver visto così tante cose?
Eppure dice molto chi dice “sera”,
parola che un senso profondo e dolore stilla

come greve miele dal cavo d’un alveare.





III
Uomini e sogni siamo d’una fibra
E in noi sgranano i sogni le pupille
Come bambini all’ombra dei ciliegi,
E alza la luna sulle cime il corso
D’oro pallido per la vasta notte.
... Affiorano così dal fondo i sogni
E come un bimbo vivono che ride,
Avanti a noi, grandi nell’onda alterna
Come la luna desta dalle cime.
Penetrano le vene più profonde;
Come mani di spettri in una stanza
Hanno dimora e vita in noi perenne.
Ed una cosa è l’uomo, l’astro e il sogno.



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