giovedì 30 maggio 2013

Alfonsina Storni



Nasce nel 1892 nella Svizzera Ticinese, migra a quattro anni in Argentina assieme ai genitori. Di modestissime condizioni economiche, Alfonsina Storni scrive poesie sin dall'infanzia. Ottiene il diploma di maestra rurale ed insegna per un solo anno prima di trasferirsi a Buenos Aires, dove nel 1912 a soli vent'anni, mette al mondo un bambino, Alejandro, senza essere sposata. Per sopravvivere fa diversi lavori finché non entra nel mondo giornalistico-letterario ed in quello scolastico assistenziale. La Nacion di Buenos Aires pubblicò molti suoi articoli, sotto lo pseudonimo "Tao-Lao." Nel 1920 ottiene il Premio Municipale di Poesia e subito dopo il Premio Nazionale di Letteratura. Nel 1921 si crea per lei una cattedra al Teatro Infantil Labardén, Nel 1923 assume l'incarico di professoressa di letteratura presso la Escuela Normal de Lenguas Vivas, ma man mano che la sua fama cresce, affiora in Alfonsina un forte comportamento nevrotico. Negli anni Trenta compie due viaggi in Europa alla ricerca di pace e di un nuovo equilibrio mentale, ma al ritorno a casa scopre di avere un tumore al seno. Nel 1935 viene operata ma tre anni più tardi la malattia si ripresenta. Aveva vissuto gli ultimi anni dalla sua vita terrorizzata dalla morte. Nell'ottobre del 1938 Alfonsina prende un treno e si nasconde in un piccolo hotel sul Mar de la Plata dove scrive "Voy a Dormir", il 22 invia la poesia a La Nacion e, quindi, si uccide annegandosi in mare, compiendo con questi due gesti la sua ultima ribellione.
Affabile, energica, sensibile e di potente talento, il suo suicidio nel mare traccia intorno alla sua personalità una leggenda.
 
 
All'orecchio
Se vuoi baciarmi... bacia,
- io condivido i tuoi desideri -
Però non fare prigioniera la mia bocca,
Baciami adagio negli occhi
Non mi parlare di incantesimi
Dei tuoi baci sul collo...
Ora sono gelosi i miei ricci
Accarezzami i capelli
Per te medesimo opportuno,
Se i tuoi occhi sono parole,
Mi daranno, uno ad uno,
I pensieri che elabori.
Poggia la tua mano tra le mie
Tremeranno come un canarino
E ascolteremo le sinfonie
Di qualche amore millenario.
Questa è una notte morta
Sotto il tetto astrale.
L'orto è muto
Come un sogno letale.
Ha una sfumatura di alabastro.
Ed un mistero di pagoda.
Guarda la luce di quell'astro!
Ce l'ho nell'anima tutta!
Silenzio... silenzio... Taci!
Perfino l'acqua scorre a stento,
Sotto il suo verde schermo
Si acquieta misurata la sabbia
Ohi! Che profumo così fino!
Non baciare le mie labbra rosse!
Nella notte di platino
Baciami adagio negli occhi...
 
Vita
I miei nervi stanno impazzendo, nelle vene.
Il sangue ribolle, liquido di fuoco
Salta dalle mie labbra ove finge poi
L'allegria di tutte le sagre.
Ho il desiderio di ridere, le afflizioni,
Che da domare a volontà non dichiaro.
Oggi con me non giocano ed io gioco
.Con la tristezza blu di cui esse sono piene.
Il mondo palpita; la sua armonia tutta
La sento così vibrante che la faccio mia
Quanto mescere nel suo verso d’incantatrice.
Sarà perchè ho aperto la finestra un momento fa
E nelle finissime ali del vento
mi ha portato il suo sole la Primavera!
 
Vado a dormire
Denti di fiori, cuffia di rugiada,
mani di erba, tu, dolce balia,
tienimi pronte le lenzuola terrose
e la coperta di muschio cardato.

Vado a dormire, mia nutrice, mettimi giù.
Mettimi una luce al capo del letto
una costellazione; quella che ti piace;
tutte van bene; abbassala un pochino.

Lasciami sola: ascolta erompere i germogli...
un piede celeste ti culla dall'alto
e un passero ti traccia un percorso

perché dimentichi... Grazie. Ah, un incarico
se lui chiama di nuovo per telefono
digli che non insista, che sono uscita...
 

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