venerdì 19 ottobre 2012


Ricordando P.P.Pasolini

Il video è una terribile gabbia che tiene prigioniera l’opinione pubblica, servilmente servita, per ottenere il totale servilismo dell’intera classe dirigente italiana. Ve lo dico sinceramente, non considero niente di più terribile della banalissima televisione.
(P.P.Pasolini)
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«Noi ci troviamo alle origini di quella che sarà probabilmente la più brutta epoca della storia dell’uomo: l’epoca dell’alienazione industriale». 
(P.P.Pasolini 1962)

Quando tutti i contadini e gli artigiani saranno morti, quando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione e del consumo…allora la nostra storia sarà finita.
(P.P.Paolo Pasolini –tratto dal film “La rabbia” -1972)




                                   Poesie mondane          (P.P. Pasolini)

                        Ci vediamo in proiezione, ed ecco
                la città, in una sua povera ora nuda,
                terrificante come ogni nudità.
                Terra incendiata il cui incendio
                spento stasera o da millenni,
                è una cerchia infinita di ruderi rosa,
                carboni e ossa biancheggianti, impalcature
                dilavate dall'acqua e poi bruciate
                da nuovo sole. La radiosa Appia
                che formicola di migliaia di insetti
                - gli uomini d'oggi - i neorealistici
                ossessi delle Cronache in volgare.
                Poi compare Testaccio, in quella luce
                di miele proiettata sulla terra
                dall'oltretomba. Forse è scoppiata,
                la Bomba, fuori dalla mia coscienza.
                Anzi, è così certamente. E la fine
                del Mondo è già accaduta: una cosa
                muta, calata nel controluce del crepuscolo.
                Ombra, chi opera in questa èra.
                Ah, sacro Novecento, regione dell'anima
                in cui l'Apocalisse è un vecchio evento!
                Il Pontormo con un operatore
                meticoloso, ha disposto cantoni
                di case giallastre, a tagliare
                questa luce friabile e molle,
                che dal cielo giallo si fa marrone
                impolverato d'oro sul mondo cittadino...
                e come piante senza radice, case e uomini,
                creano solo muti monumenti di luce
                e d'ombra, in movimento: perché
                la loro morte è nel loro moto.
                Vanno, come senza alcuna colonna sonora,
                automobili e camion, sotto gli archi,
                sull'asfalto, contro il gasometro,
                nell'ora, d'oro, di Hiroscima,
                dopo vent'anni, sempre più dentro
                in quella loro morte gesticolante: e io
                ritardatario sulla morte, in anticipo
                sulla vita vera, bevo l'incubo
                della luce come un vino smagliante.
                Nazione senza speranze! L'Apocalisse
                esploso fuori dalle coscienze
                nella malinconia dell'Italia dei Manieristi,
                ha ucciso tutti: guardateli - ombre
                grondanti d'oro nell'oro dell'agonia.

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