Domani alle ore 17,00 il secondo incontro di letture alla Banca del Tempo.
Sul tema oggetto dell'incontro, proponiamo questo brano.
"Una volta ho detto che scrivere è una
maledizione. Non ricordo di preciso perché l'ho detto, e sinceramente. Oggi lo
ripeto: è una maledizione, ma una maledizione che salva. Non mi riferisco tanto
allo scrivere su un giornale. Ma allo scrivere quello che eventualmente può
trasformarsi in un racconto o in un romanzo. E' una maledizione perché si
impone e trascina con forza come un vizio penoso da cui è quasi impossibile
liberarsi, poiché niente lo sostituisce. Ed è una salvezza. Salva l'anima prigioniera,
salva la persona che si sente inutile, salva il giorno che si vive e che mai si
capisce a meno che non si scriva. Scrivere è cercare di capire, è cercare di
riprodurre l'irriproducibile,è sentire fino in fondo sentimento che altrimenti
rimarrebbe solo vago e soffocante. Scrivere è anche benedire una vita che non è
stata benedetta. Che peccato che io sappia scrivere solo quando la
"cosa" arriva spontaneamente. In questo modo mi trovo in balia del
tempo. E, fra uno scrivere sincero e l'altro, possono passare anni ... E sono
nata per scrivere. La parola è il mio dominio sul mondo. Ho avuto fin da
bambina diverse vocazioni che mi chiamavano ardentemente. Una era scrivere. E
non so perché, è stata questa quella che ho seguito. Forse perché per le altre vocazioni
avrei avuto bisogno di un lungo apprendistato, mentre per scrivere
l'apprendistato è la vita stessa, che vive in noi e attorno a noi. E'che non so
studiare. E, per scrivere, l'unico studio è semplicemente scrivere. Ho
cominciato ad addestrarmi a sette anni per avere un giorno la piena padronanza
della lingua. Tuttavia, ogni volta che mi accingo a scrivere, è come se fosse
la prima volta. Ogni mio libro è un debutto penoso e felice. Questa capacità di
rinnovarmi completamente man mano che il tempo passa è ciò che io definisco
vivere e scrivere."
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