lunedì 18 marzo 2013

Maria Maddalena Morelli





Maria Maddalena Morelli, nacque a Pistoia il 17 marzo 1727 da Iacopo, eccellente musicista, primo violinista nella cappella dei musici della cattedrale, e da Maria Caterina Buonamici. Educata nel collegio delle salesiane di Pistoia, nel 1746 si trasferì a Firenze, dove iniziò a esibirsi nelle conversazioni e accademie private improvvisando in poesia e suonando clavicembalo e violino. La principessa Vittoria Rospigliosi-Pallavicini la condusse con sé a Roma e, all’età di circa vent’anni, durante la custodia di Michele Giuseppe Morei, fu ascritta all’Arcadia con il nome di Corilla Olimpica. Fu una personalità piuttosto discussa. Si dice che Madame de Staël si ispirò alla rimatrice per la sua “Corinne ou l’Italie”. Tesi confutata da Ademollo , il quale inoltre sostenne che Maddalena Morelli divenne una leggenda a opera di Paolo Giacometti che la «prese come protagonista di un suo dramma storico in cinque atti». Entrambi gli scritti hanno reso difficile comprendere appieno storicamente la Morelli, bersaglio politico dei gesuiti, nemici del principale sostenitore della poetessa, il papa Pio VI. Alcuni la considerano una capace poetessa, altri invece affidano il suo successo alle doti declamatorie. Altri ancora la considerano una «figura di confine tra arti del teatro e del poetare estemporaneo».  Tuttavia rimane la prima donna cui fu concesso un «riconoscimento d’eccellenza letteraria e […] fu lo strumento di autentica promozione sociale». Dopo aver superato, in casa del principe Gonzaga, nelle sere del 2, 9 e 19 agosto al cospetto di dodici esaminatori le prove , consistenti nel dover rispondere improvvisando su dodici temi: storia sacra e religione rivelata, filosofia, morale, fisica, metafisica, poesia eroica, legislazione, eloquenza, mitologia, armonia, belle arti, poesia pastorale; la notte del 31 agosto del 1776 , la poetessa fu incoronata in Campidoglio (la corona d’alloro è conservata nella chiesa della Madonna dell’Umiltà a Pistoia) dal Papa Pio VI e ricevette il titolo di “Poetessa laureata” e di “Nobile Romana”. Questo evento provocò invidia e contrasto tra suoi difensori e osteggiatori. Infatti, dopo quella notte, non solo perse molti contatti, ma soprattutto suscitò l’ostilità degli ambienti dei salotti romani. Così fu costretta ad abbandonare la città, rimpiangendo Roma e desiderando, fino alla morte, di potervi ritornare. La Morelli era «improvvisatrice, poetessa di corte, donna di spettacolo, avventuriera». In ambito letterario «fu la prima a lanciare con successo una nuova immagine di donna letterata: non più dama letterata, pupilla di eruditi, salonnière, bensì una professionista dell’improvvisazione agganciata al mondo della politica e della cultura militante». Dopo aver molto viaggiato, in Italia e all’estero, e aver ricevuto vari inviti, tra i quali quelli di Caterina II alla corte di Pietroburgo, nel 1780 si stabilì a Firenze, dove organizzò un salotto, luogo di incontro di intellettuali e letterati, e scrisse alcuni componimenti (tra i quali “In morte di A. Raffaele Megens”, “L’Ara d’Amore”, per le nozze del principe Carlo Emanuele IV di Savoia con Maria Clotilde di Borbone). Di notevole importanza come fonte culturale, storica e politica del secolo, visto e narrato dai suoi stessi protagonisti, risulta essere il carteggio che Corilla scambiò con l’ecclesiastico erudito Giovanni Cristofano Amaduzzi. «Il racconto della gloria acquistata e perduta, l’abbandono dell’amico e sostenitore (il principe Luigi Gonzaga), sentito come doloroso tradimento, l’ostilità percepita da parte della natia Pistoia e […] di Firenze, il costante timore delle “ciarle”, gli intrighi politici e religiosi […] costituiscono il materiale vissuto» dalla poetessa e non un’opera di pura fantasia. Da questa corrispondenza risultano evidenti il rimpianto della donna per essere stata abbandonata dai suoi sostenitori, - che non poterono aiutarla per «le caotiche vicende politiche e sociali di quel periodo storico», il suo stile, «colorito, ironico, risentito, veemente, non dotto». Dallo scambio epistolare con l’Amaduzzi risaltano anche la solitudine e la disperazione di Maria Maddalena, amata da chi la conosceva intimamente e osteggiata da quanti non compresero il suo modo d’essere, forse una donna d’altri tempi. Morì a Firenze l’8 novembre 1800 e fu sepolta nell’oratorio di S. Francesco di Paola . A differenza della maggior parte dei poeti estemporanei, Morelli non volle mai raccogliere i suoi componimenti per le stampe. Fiera del suo talento ma anche rispettosa della peculiarità e dei limiti della sua arte, fu pienamente consapevole dell’impossibilità di preservarne intatto il valore al di fuori dell’esecuzione pubblica, lontano da quell’aura di entusiasmo e di esaltazione reciproca che univa l’improvvisatore ai suoi uditori.
                                                                                                                                    Liberamente tratto da Ripensandoci  e Treccani.it



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