sabato 13 aprile 2013

Seamus Heaney




Poeta e saggista nordirlandese (contea di Devon, Irlanda del Nord, 1939). Ha studiato e si è laureato a Belfast, dove ha insegnato letteratura inglese alla Queen's University fino al 1972, anno in cui ha lasciato per sempre l'Irlanda del Nord per trasferirsi in Irlanda, ad Ashford. Intanto pubblicava le sue prime raccolte di poesie Death of a Naturalist (1966; Morte di un naturalista), Door into the Dark (1969; Porta sul buio), Wintering Out (1972) e North (1976; Nord). Dopo aver vissuto e insegnato per alcuni anni a Dublino, nel 1984 veniva chiamato all'Università di Harvard e da allora si divide tra Stati Uniti e Irlanda. In quello stesso anno usciva Station Island, che segnava uno dei momenti più alti della poesia di Heaney. Tra le altre opere si ricordano: New Selected Poems 1966-1987(1990), Seeing Things (1991; Vedere cose), The Spirit Level (1996; La misura dello spirito),e tra i saggi, Preoccupations. Selected Prose 1968-1978 (1980), The Government of Tongue (1988; Il governo della lingua), The Readress of Poetry (1995; La riparazione della poesia), Electric Light (2003). È stato insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1995.




Vangando


Quatta quatta con il colpo in canna

Fra medio e pollice sta la penna.


Sotto la finestra un raspo netto all'internarsi

Della vanga nel terreno ghiaioso:

È mio padre che dissoda. Guardo in basso,


Finché sotto sforzo, a groppa curva

Sulle aiuole, torna venti anni indietro

Piegandosi a tempo per i solchi

Di patate che vangava.


A posto sul vangile lo scarpone,

Saldo fulcro del manico il ginocchio,

Cavava gambi, ficcava a fondo la lucente lama

Per spargere patate nuove che noi raccattavamo

Adorandone fresca la durezza nella mano.


Per Dio, il vecchio ci sapeva fare

Con la vanga. Come il suo vecchio.


Mio nonno in una giornata tagliava più torba

Di chiunque altro nella torbiera di Toner.

Una volta gli portai il latte in una bottiglia

Sciattamente turata con la carta.

Si raddrizzò per bere e subito riprese


Con cura a fare tacche e fette, spalandosi le zolle

Dietro le spalle, sempre più a fondo

A cercare quella buona. Scavando.


Il freddo afrore di terriccio di patate, risucchio e stacco

Da torba in guazzo, secco taglio della lama

Nelle radici vive, mi si risvegliano in testa.

Ma non ho vanga per seguire uomini come loro.


Fra medio e pollice

Quatta quatta sta la penna.

Sarà la mia vanga.





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