giovedì 2 maggio 2013

Yannis Ritsos




Poeta greco (Monemvasìa 1909 - Atene 1990). La sua vita, segnata da lutti e da miserie, fu animata da un'incrollabile fede negli ideali marxisti, oltre che nelle virtù catartiche della poesia. La sofferta visione decadente caratterizza costantemente la sua poetica, articolandosi di volta in volta su temi quali la memoria, il fascino delle opere e delle cose, la rivoluzione etica e sociale.
Entrato nelle file della sinistra dopo un'infanzia e una prima giovinezza segnate da gravi lutti familiari e dalla malattia, partecipò alla lotta di resistenza contro i nazisti e poi alla guerra civile, e subì le persecuzioni dei governi dittatoriali o reazionari succedutisi in Grecia tra il 1936 e il 1970.



Il tuo corpo


Il tuo corpo


mi disloca,


mi contiene.


Coricato mi ergo


dentro di te.



Mio blu


Mio blu – dicevi -


mio blu.


Lo sono.


E anche più del cielo.


Ovunque tu sia


io ti circondo.



Poi fece notte


Poi fece notte


due sedie di legno


sulla luna


sulle sedie


loro due


scalzi


l’uno di fronte all’altro


toccandosi appena


gli alluci.



Ahi, l’amore


Il tuo corpo tagliato


da una lama di luce –


per metà carne,


per metà ricordo.


Illuminazione obliqua,


il grande letto


intero,


il tepore lontano,


e la coperta rossa.


Chiudo la porta,


chiudo le finestre.


Vento con vento.


Unione inespugnabile.


Con la bocca piena


di un boccone di notte.


Ahi, l’amore.




L'altra solitudine

Esistono molte solitudini intersecate - dice - sopra e sotto


ed altre in mezzo;


diverse o simili, ineluttabili, imposte


o come scelte, come libere - intersecate sempre.


Ma nel profondo, in centro, esiste l'unica solitudine - dice;


una città sorda, quasi sferica, senza alcuna


insegna luminosa colorata, senza negozi, motociclette,


con una luce bianca, vuota, caliginosa, interrotta


da bagliori di segnali sconosciuti.


In questa città


da anni dimorano i poeti.


Camminano senza far rumore, con le mani conserte,


ricordano vagamente fatti dimenticati, parole, paesaggi,


questi consolatori del mondo, i sempre sconsolati, braccati


dai cani, dagli uomini, dalle tarme, dai topi, dalle stelle,


inseguiti dalle loro stesse parole, dette o non dette.

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