martedì 17 maggio 2016

"Ho visto Bellezze volare..." Intervista a Giulio Biancifiori







"Ho visto Bellezze volare... appesa a una corda". Nonostante il titolo poetico, il dramma scritto e diretto da Giulio Biancifiori, e che sarà rappresentato al teatro Secci di Terni il 18 e 19 maggio, ripercorre una cruda pagina della caccia alle streghe che nel Cinquecento ha insanguinato anche la zona dell'umbro Sabina. È l'autore a raccontare la genesi dell'opera e la sua attualità e messaggio anche attraverso i secoli.

Come nasce un'opera come "Ho visto Bellezze volare"? Quanto c'è, dietro, di lavoro di ricostruzione storia, e quanto di creazione artistica?
Da innamoramento,sì, quasi per caso da un incontro; con una storia, vera però, lontana per la cronologia, ma vicinissima, anzi attuale, tanto grande nella sua dimensione ideale, quanto immiserita dall'azione meschina degli uomini. Scrivendone per il teatro, ho sentito il bisogno di rendere splendente l'ideale, conferendo alla cronaca degli eventi un andamento che le fosse più conforme, rispettando tuttavia il senso autentico della storia. Ecco l'arte è servita, spero sia servita, a questo: a dare un'estetica alla storia senza falsificarla.

Quale clamore, se è stato possibile capirlo attraverso le fonti storiche, ebbe all'epoca il caso di Bellezze? E quali conseguenze ebbe?
Il clamore fu notevole, non però nella coloritura dello scandalo, che è comunque dialettica: la temperie culturale che andava addensandosi, sempre più relegava il rinascimento nei bagliori protetti delle corti mentre nel clero, tra il popolo e nelle campagne la gramigna dell'intolleranza infestava già quasi tutto. Un secolo esatto prima di Bellezze, nel 1428, era stata arsa sul rogo Matteuccia da Todi e non fu un caso che a giudicare Bellezze fosse proprio Marco Calisto da Todi. Era evidente che si volesse dare risalto massimo alla esemplarità della pena da infliggere ai "disobbedienti"


Nell'opera tutte le figure femminili, per quanto con sfumature e vissuti diversi, sono caratterizzate da spirito di libertà, umanità, dolore e comprensione, mentre in quelle maschili prevale il pregiudizio, la bigotteria e anche la lubricità. Si tratta di una scelta voluta o puramente casuale?
Né voluta, né casuale infatti non è una scelta, ma la pura costatazione di un dato di fatto che la storia ci tramanda, ancora oggi purtroppo, in quanto riflesso dell'umano e del vero dei perseguitati rispetto all'aberrazione e all'indecenza dei persecutori.

 L'opera è ambientata nel 1528 e in questo caso la strega è una donna, condannata per la sua diversità. Chi sono le streghe di oggi e come si può affrontare la paura del diverso?
La strega è condannata perché donna e disobbediente e continua ad esserlo per gli stessi motivi. Nella mappa geografica antropica il medio oriente è popolato di streghe e tantissimi degli uomini che con loro convivono sono in tutto simili agli inquisitori di Bellezze. Comunque anche in occidente non si scherza.

Nonostante la drammaticità della trama la sua conclusione, l'epilogo può anche essere considerato lieto, nel senso che vince il libero arbitrio e la capacità di sottrarsi alle decisioni altrui. Condivide questa interpretazione e quale spazio ha oggi l'autodeterminazione?
 Sì! La condivido pienamente. Posso dire di averla voluta e di non considerare perciò, "tragica" la versione scenica della vicenda di Bellezze. Bellezze alla fine vince, lei stessa lo dice, ed è lei a punire il mondo privandolo della propria presenza. Bellezze autodetermina la propria sorte ed è fra le moltissime che oggi sono ancora ristrette in ambiti conculcati, ma hanno raggiunto potenza di propositi non più arginabile.       

                                                                                                            Anna Maria Rengo


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