Il personaggio della befana ha origini lontane: la sua figura nasce
probabilmente nelle tradizioni agrarie pagane relative all’anno trascorso, ormai
pronto per rinascere come anno nuovo. Essa rappresenta la conclusione delle
festività natalizie come interregno tra la fine dell’anno solare (solstizio
invernale, Sol Invictus) e l’inizio dell’anno lunare. Anticamente infatti, la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si
celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di
Madre Natura. I Romani credevano che in queste dodici notti, figure femminili volassero sui campi appena
seminati per propiziare i raccolti futuri. A guidarle secondo alcuni era
Diana, dea lunare legata alla vegetazione, secondo altri, una divinità minore
chiamata Satia (sazietà) o Abundia (abbondanza). Presto la Chiesa condannò con estremo
rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche, ma ugualmente
da esse ebbero origine molte personificazioni che sfociano nel Medioevo nella
nostra Befana, il cui aspetto, benché benevolo, è chiaramente imparentato con
la personificazione della strega. L’aspetto
da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione
dell’anno vecchio: una volta concluso, lo si può bruciare così come
accadeva (e accade ancora) in molti paesi europei, dove vige la tradizione di
bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all’inizio dell’anno. In
quest’ottica l’uso dei doni
assumerebbe un valore propiziatorio per
l’anno nuovo. Un’ipotesi è che l’usanza possa essere collegata alla
festa romana che si svolgeva all’inizio dell’anno in onore di Giano e di
Strenia, durante la quale si scambiavano regali. Nessun
regalo invece è contemplato oggi per i bambini che non si sono comportati bene
durante l’anno: al posto di dolci e regali, la befana recherà loro solo carbone! Ma perché proprio il carbone?
Secondo alcuni studiosi, simboleggerebbe tradizionalmente l’energia presente nel ventre della Terra,
il fuoco nascosto, pronto a rivivere, acceso dal primo sole primaverile. Legata
a questo significato la tradizione celtica di scendere per le strade, allo
scoccare della mezzanotte che inaugurava il nuovo anno, donandosi pezzi di
carbone. Si potrebbe quindi dedurre che la simbologia del carbone, associata
all’arrivo del nuovo anno, sia una reminiscenza Celtica, poi cristianizzata in
chiave strettamente morale. L’uso del carbone ha infatti oggi assunto
tutt’altra simbologia: diviene immagine
del peccato che annerisce l’anima, esso vuol essere un castigo e un monito, che ha una
funzione educativa per l’infanzia e che attribuirebbe alla Befana un ruolo
marcatamente punitivo, originariamente del tutto estraneo alla sua figura. La Befana nulla aveva infatti
a che vedere con l’odierno significato religioso; intimamente legata ai cicli
della vita agreste, la sua più plausibile origine è rintracciabile nella
personificazione di Madre Natura, che, lungi dalla funzione moralizzante e
punitiva, giunta alla fine dell’anno invecchiata e avvizzita, offre in regalo i
semi da cui lei rinascerà bambina.
Liberamente tratto da
Leonardo.it
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